martedì 18 marzo 2008

Due scatoline rosse

C’era una volta una stanza vuota in una casa vuota in una città vuota in un Paese vuoto.
C’era molto vuoto al tempo, tantissimo vuoto.
Un giorno nella stanza vuota apparvero due scatoline rosse.
Non c’era nessun bambino che potesse curiosarci né tantomeno nessuna scarpa da mettere via per l’inverno. C’erano solo due scatoline rosse.
Il tempo passava e le due scatoline rosse erano l’unico non vuoto in tutto quel vuoto.
E dentro? Erano vuote, ovviamente.
Il vuoto intorno e il vuoto dentro non era una bella situazione, non lo era per nulla.
Accadde così che un bel giorno le scatoline iniziarono a riempirsi.
E di cosa, mi direte voi? Se tutto intorno era vuoto?
Cominciarono con cose semplici e scontate e scelsero la luce. Tutti sanno che la luce si propaga dovunque, anche nel vuoto. Si riempirono di luce così tanto ma così tanto che ad un certo punto straboccarono e quando la luce se ne straripò fuori si accorsero di quel bel rosso, l’una dell’altra.
Era proprio necessario festeggiare. Una delle scatoline (che chiameremo scatolina n°1) chiamò quel bel rosso “rosso vivo”, l’altra (che chiameremo scatolina n°2) pensò che odorasse di primavera. E senza accorgersi si erano riempite di rosso, di vita, di profumo e di primavera.
Capirono che il gioco era assai più semplice di quanto si fossero immaginate: bastava far straboccare le cose di cui si riempivano e contemplarne l’effetto una sull’altra. E così continuarono.
La scatolina n°1 vide che la scatolina n°2 s’era presa la vita e se n’era riempita fino agli occhi tanto che s’era scordata del rosso e aveva iniziato a ballettare senza riuscire a star ferma. E così ballettava tra i fiori e i prati e si scordava anche la primavera di tanto che c’era immersa.
E così la scatolina n°1 che forse era meno stracolma di vita e perciò andava pianino, cominciò a raccogliere tutte le parole che la scatolina n°2 dimenticava per strada.
Un giorno la scatolina n°2 guardò la scatolina n°1 e la vide così stracolma di parole che si mise a ridere come una pazza.Ma le parole galleggiano, tutti lo sanno.
E la scatolina che sembrava stracolma lo era in verità solo in superficie. Sotto, legato ad ogni parola c’era un anellino d’oro. E ogni anellino era diverso, era l’anellino del significato tutto d’oro splendente e solo per quella parola.
Anche la scatolina n°2 aveva alcuni anellini che teneva ben d’occhio. Gli anellini pesanti delle parole amore, amicizia, verità e libertà prima di tutto. E poi anche quelli delle parole dolore, ostinazione, forza.
Gli altri anellini li aveva ogni tanto legati, ogni tanto no alle sue parole. A volte c’era molta confusione ma la scatolina n°2 era tanto indaffarata a creare sempre nuove cose che non gliene importava poi molto.
Così continuavano: la scatolina n°1 con le sue poche cose, le sue parole ordinate e tutti i suoi anellini, la scatolina n°2 con le sue mille scoperte ed invenzioni, le sue parole arruffate e i suoi anellini importanti.
Il tempo passava e presto le scatoline s’accorsero che la stanza aveva le pareti colorate., che la casa era abitata, che in città c’era un gran traffico e che nel Paese erano sbarcate centinaia di navi venute da lontano.
Non si sa chi fu, se il bimbo piccolo che appena aveva imparato a camminare o il vecchio nonno di famiglia a spostare la scatolina n°2 in un’altra stanza.
Fatto sta che la scatolina n°1 adesso sta accanto all’orchidea e si sente un po’ più sola.