mercoledì 22 agosto 2012

La naturalità della Vita

Siamo senza dubbio genitori molto mammiferi. La fisicità, il tatto, il contatto sono sempre stati l’elemento portante del nostro essere famiglia, prima tra noi due poi con i cuccioli. Aynarah ha poco più di tre anni e suo fratello Sirio quasi 11 mesi. Dall’inizio dell’esistenza dell’embrione Sirio, Aynarah spesso gioca ad avere un bambino (ultimamente si chiama Francesco) nella pancia. La fa sporgere gonfiandola e sostenendo la schiena con una mano gesto che tutte le donne del mondo quando aspettano i loro bambini prima o poi compiono anche involontariamente. Oggi era uno di questi giorni di gravidanza. In questo periodo il gioco si fa più interessante perchè sono apparsi gli amici immaginari - come da copione evolutivo - e quindi lei costruisce proprio una relazione con questo bambino. Come farebbe qualsiasi mamma in attesa. Nel caldo torrido di fine mattina, a bordo piscina a casa di un amico, la domanda è arrivata quasi vestita di preoccupazione: “mamma ma da dove esce Francesco quando nasce?” Mi è sembrata una domanda fondamentale e perciò ho tirato fuori tutti gli strumenti di spiegazione che ho, in primis le mani. Ho appoggiato le mani sulla pancia e le ho disegnato Francesco: i piedini sotto le costole, le gambine raccolte, la schiena curva lungo il fianco e la testina in giù ben sotto l’ombelico. A testa in giù. I bambini, Aynarah, nascono a testa in giù. “Come Papai? Come con capoeira?”. Sì, grossomodo così. mi sono accorta di avere un bonus di vantaggio: Aynarah non percepisce scomoda la posizione a testa in giù, già che ci vede papai ogni giorno.
Piano, piano il bimbo scende e la testa spunta dalla cocota, proprio da qui. Lei ride, ha sentito solletico. Poi, seria, torna a toccarsi la pancia. “Mamma allora Francesco nasce, guarda!” senza che io aggiunga parola si accovaccia con le gambe divaricate, guarda in giù e mette le mani a conca sotto la cocota. “Guarda, mamma, spunta la testa, è a testa in giù!” Non ho potuto far altro che improvvisarmi levatrice mentre il mio cuore era tutto un sobbalzo e la mia mente in ammirazione dell’istinto. Lei ha ricevuto Francesco tra le mani e con tutta la delicatezza del mondo lo ha appoggiato sul petto. Lo ha fatto da sola, senza che io dicessi nulla.
“Perchè ora c’ha fame Francesco, mamma, è stanco, vuole la poppa”. Certo che sì, e fanno così i bambini quando nascono: sentono l’odore e muovono la testina così... vedi? si chiama riflesso del picchio, e trovano da soli la poppa se li lasciamo fare, vanno solo tenuti perchè non cadano e si possano muovere. Ho appoggiato la mia testa al suo petto, trasformandomi per un momento in Francesco e ho concluso il gioco con la sua risata cristallina di solletico quando con le labbra ho finto di poppare. Lei rideva e mi ha abbracciato la testa “mamma ora sei piccina tu”. É il grande potere della pelle, del tatto e dell’istinto che fa nascere l’amore e fa continuare la specie, che rafforza i legami e costruisce esseri umani pronti ad affrontare la propria natura. Questa storia farà storcere il naso a qualcuno, qualcuno che ha perso la naturalità del contatto e lo vede ormai come risorsa “sporca” e perversa. Ma io, ancora, sono qui che ripenso piena di dolcezza a quanto mi ha insegnato la mia piccola oggi. La naturalità della vita.