martedì 2 dicembre 2008

Libri...

Ultimamente ho letto un misto di libri effettivamente inusuale in quanto accozzaglia. Le impressioni sono delle più svariate.

- Il Vangelo secondo Gesù Cristo (J.Saramago)
era tanto tempo che non leggevo un libro davvero bello. Un libro che affonda la sua essenza nella semplicità e nella bellezza dell'essere umano. Nella sua fragilità, nella sua forza risibile e commovente, nel suo eroismo nato dall'amore e non dal coraggio.
Un libro che parla dell'Uomo, del suo bisogno di Dio che a tratti pare addiritura - per capriccio di quest'ultimo - reciproco.
Un libro scritto con un linguaggio essenziale, che lascia trasudare uno sguardo amorevolmente malinconico verso l'essere umano e le sue passioni.
Un libro che ti fa pensare che il bisogno di scrivere a volte conicida con il bisogno di vivere.


- Sergente Getulio (J.U.Ribeiro)
per scrivere un bel monologo bisogna essere bravi.
E questo è un monologo quasi bello.
Direi sostanzialmente che questo libro è la riprova indubbia che leggere i grandi della letteratura (nel caso specifico non vedo come possa non trattarsi del meraviglioso Guimaraes Rosa) non fa diventare grandi scrittori ma fa per lo meno scrivere bene.

- Lo Zen e l'arte di scopare (J.Fo)
un libro buffo, a tratti noioso a tratti divertente, a tratti quasi geniale.
Pieno di comprensibile rancore per un sacco di categorie di comunicazione e stampa e altrettanto colmo di un'amore sottile per l'essere umano espresso nella forma più semplice ed istintiva ovvero l'interesse per il corpo come approdo dell'anima.
Un librettino che, in quanto librettino, si lascia leggere con gusto e sbrigatività, che non pesa nè in borsa nè nel cervello ma che al contempo affronta almeno in superficie alcune delle coseguenze socio-relazionali del "progresso".
Cinque euro assolutamente ben spesi.

- D'amore e ombra (I.Allende)
Non ce la faccio eticamente a distruggere un libro che parla di un regime realmente esistito e delle sue azioni. Non ce la faccio. Un minimo di rispetto nasce spontaneo e mitiga il retrogusto amaro di cattiva letteratura che lascia questo libro.
Allende è una donna che incarna in tutti i suoi luoghi comuni l'idea di donna che scrive (i diari nell'adolescenza, n.d.r.): adora i suoi personaggi e si mette in testa di far sì che tutti imparino ad adorarli tramite (e niente è più sbagliato) interminabili digressioni descrittive, spesso ripetitive nei propri contenuti e stilemi, drammaticamente devastanti a livello narrativo visto che in un sol colpo riescono a interrompere il ritmo della narrazione, distrarre il lettore dal contesto, infastidirlo con un sacco di qualità scontate e ripetute fino alla noia, suscitarne un'avversione e un'antipatia verso qualsiasi forma di vita che si muova tra le pagine (e non mi riferisco ad eventuali insetti ronzanti durante la lettura) e infine prolungare come un'agonia una trama che poteva concludersi per sua maggior forza e summo cum gaudio di tutti in metà libro esatto.
Sommariamente un libro bruttino senza sale nè pepe, reso rispettabile appunto soltanto dai drammatici eventi storici che lo attraversano come fantasmi.
Non ho capito perchè l'Allende sia così rinomata...

- Il barone rampante (I.Calvino)
chi non ha mai provato il piacere immenso di leggere da grande un libro letto da bambino che provveda subito. E se possibile con uno dei capolavori di questo meraviglioso genio della nostra letteratura.
Ho molto poco da dire, perchè su certe cose mi dilungherei inutilmente. Dico solo che è difficile prendere una situazione storica e attraversarla in tutta la sua complessità (nelle sue problematiche, nelle sue sfaccettature politico sociali, etc.) mentre si scrive una favola per ragazzi. è difficile e bisogna essere bravi a non farsene accorgere. Ad educare secondo svariati piani di lettura, a raccontare più storie in una soltanto, intrecciate tra loro come i rami di un albero.
Bisogna essere bravi e Italo Calvino è bravissimo.
Un apprezzamento a parte mi sento in dover di fare alle vecchie edizioni einaudi quelle bianche e rosse per la scuola che partono dal presupposto che: non necessariamente chi legge conosce tutte le parole, non necessariamente chi legge conosce a menadito la Storia del passato. E questa impostazione informativa e formativa è una chicca ormai quasi dimenticata...anzi, dimenticata per prima e etichettata come cosa inutile/dannosa ancora prima della letteratura stessa.

- Il piccolo Principe (A. de Saint Exupery)
"L'avrai certo letto il Piccolo Principe", solevo sentirmi dire...
No, non l'avevo letto il piccolo principe ed ho rimediato. Forse avrei dovuto pensarci prima, quando ero ancora bambina e forse allora avrei potuto davvero apprezzare quel che tutti decantano come il libro fondamentale nel percorso letterario di qualsiasi fanciullo.
L'idea è molto carina, gli spunti interessanti ma io credo che se uno scrive un libro per bambini, non possa trasformarlo in un libro per adulti nostalgici della condizione infantile e viceversa.
Chi vuol scrivere un libro per bambini che abbia un senso sociale, politico, storico, psicologico etc prende e fa come Elsa Morante, Gianni Rodari e compagnia cantante.
L'idea di un suicidio come soluzione per lasciare una condizione di sofferenza, di mancanza, è un'idea da adulti. Non è l'idea di morte, è l'idea di suicidio, dell'interruzione volontaria della propria vita attraverso oltretutto un "complice" alla cui natura ci si affida come richiamo irresistibile. Idea di suicidio ripresa in extremis con stratagemmi poco funzionali, e che perciò non smette di essere un'idea lontanissima dalla mente di un bambino e direi fortunatamente.
Sarà anche il re dei libri per bambini ma a mio figlio un giorno darò "Le avventure di Cipollino" preferendo assai che si costituisca e si formi un'idea politica e sociale piuttosto che l'idea malsana che quando si sbagliano delle scelte l'unico verso di tornare indietro è rinunciare alla propria esistenza.
Sarà pure che sono semplicistica, ignorante e malata di positività verso l'essere umano e il mondo, ma un libro per bambini che parla di suicidio io lo deploro.
E pensare che era iniziato così bene...

- La ragazza di Bube (E.Cassola)
Chi è toscano ne gode il doppio. Chi è toscano e discendente dei partigiani anche un po' di più. Quasi la differenza che intercorre tra una traduzione e un testo in lingua originale. Si riconoscono i posti, le fisionomie, i modi di fare e di parlare.
La lingua asciutta e scarna di Cassola non è mai lontana dal mondo, dalla natura dei suoi personaggi, dal loro quotidiano. La Lotta trasportata dai campi insanguinati, dai meccanismi della politica fino al quotidiano della gente, assume un sapore di coraggio e ostinazione, di amore grande grandissimo per la propria gente, per chi si riconosce come simile. Sapore di pietà e di speranza, di voglia di cambiamento come costruzione di una nuova tranquillità, di una nuova normalità all'ombra del senso innato di giustizia e di dovere.
Un libro di Resistenza, una resistenza che va oltre i fucili dei partigiani per coronare come eroina la faticosa quotidianeità della gente qualunque che smette di essere qualunque per assurgere il compito di vessillo della battaglia interminabile ma potente della gente.
Un libro che commuove e fa sorridere delle sue esclamazioni così poeticamente popolari, dei suoi personaggi appena tratteggiati eppure così reali, delle sue campagne e dei suoi incontri.
Un bel libro, infine.

sulla pay-tv


ridate pure ai datori di lavoro la possibilità di assumere gente con la clausola delle dimissioni in bianco

fate leggi ad hoc per sfuggire a processi e condanne

assolvete dei bastardi torturatori assassini vestiti da forze dell'ordine

riducete i fondi alla scuola e alla ricerca

bloccate le frontiere cosicchè non possano entrare giovani lavoratori e lavoratrici ad alleggerire l'età media del Paese

riempite il parlamento di lecchini e zoccole incompetenti

isolate il mezzogiorno di modo che la mafia finalmente non abbia più nemmeno quei pochi grattacapi

pensate alle classi differenziate per razza, intelligenza e...perchè no? fede religiosa

rendetevi ridicoli dinanzi a qualunque rappresentante di Stato del mondo

prendete impronte digitali ai bambini rom

prendetevi infine gioco dello stato di precarietà economica del Paese e dei suoi Cittadini

fate pure

ma, non scherziamo...aumentare l'IVA sulla Pay Tv no!

Benvenuti in Italia.

"Il Papa contrario alla depenalizzazione dell'omosessualità"


Ancor prima di discutere di quanto grave sia questa presa di posizione, mi premerebbe sottolineare che - trattandosi di depenalizzazione secolare e non spirituale ed essendo l'epoca di Bonifacio VIII ormai passata da quel dì - semplicemente, l'omino vestito di bianco non ha alcun diritto di intervenire in merito alle decisioni di liberi Stati.

Con alcun giudizio di alcuna entità.