mercoledì 23 novembre 2011

L'eterna mutevolezza dell'Essere (detta anche torta di mele)


Non è mai uguale a se stessa. La torta di mele si spaccia per la più classica delle torte ma in sè nasconde le infinite possibilità del Semplice. Umorale e caratteriale. Cambia improvvisamente per ogni piccolo dettaglio.
Qualità delle mele, stato di maturazione, e poi i mille sentimenti di chi la crea sono la sua ricchezza di poliedricità.
La distrazione di dimenticare il lievito, da cui nasce una torta bassina e succulenta affatto bella a vedersi ma golosa come i desideri dei bambini, ad esempio. O la fretta di tagliare le mele che ne fa spicchi grossi e persistentemente croccanti, oppure ancora il nervosismo da smaltire con un po' di sana igiene mentale che porta a tagliare spicchi sottili minuti come veli zuccherini.
Oppure mele farinose che si spaccano e costringono a farne cubetti quasi invisibili nell'impasto.
O fantasie di vaniglia, piccoli peccati di cioccolato in gocce, pensieri di yogurt, energie di pinoli, uvette e temperature invernali.
Così è il cuore dell'Uomo d'arte e di passione.
(e Ugo Foscolo si rigiri pure nella tomba)