lunedì 26 dicembre 2011

due pance


La mia prima gravidanza è stata come la prima parte della mia vita: contenendo in sè paure lievi, la meraviglia del miracolo della vita, la certezza che tutto potrà funzionare, che tutto dipende da noi, che non c'è possibilità di un finale che non sia lieto. è stata lo stupore della mia forza, di ciò che produce l'amore, di ciò che la Natura crea e trasforma.
Ci siamo sentiti bambini e adolescenti e abbiamo ripercorso passo passo la nostra vita in 9 mesi.
I medici sono stati per un po' il sacro oracolo, per un altro po' il superfluo assoluto perchè quel che conta eravamo noi tre.
Il corpo era forte e sicuro, perdendo i propri confini così come il pensiero.
Abbiamo attraversato momenti difficili, è chiaro, ma con l'emotività della tempesta, in cui la volontà alla fine avrà la meglio sul mondo ostile.
E abbiamo amato nostra figlia come esplosione di noi stessi, come realizzazione della nostra magia, come la nostra capacità di creare per il mondo.

La seconda gravidanza è stata come l'età adulta: un momento di grande consapevolezza di che la vita è un miracolo, di come sia sempre in bilico, di come abbia bisogno della paura e della forza per continuare, di come abbia bisogno anche della morte per essere vera. La seconda gravidanza conosceva i rischi e le risorse. Ho faticato un po', con il corpo stanco e cauteloso, con l'animo pieno di pensieri, con il desiderio forte del lieto fine, del momento del riscatto, che forse accadrà, di tutto ciò che ho imparato, passato, sofferto.
I medici allora sono pietre appuntite nel cammino, se restano soltanto medici. Ma se trovi colui che sa ascoltare, che sta in una nicchia quasi nascosta vigilando per quanto è possibile sulla Natura, allora quel medico è un grande compagno di viaggio. Come quell'adulto che ci scegliamo per passare il confine tra l'adolescenza ed il resto della vita, che ci spiega la potenza e la fragilità, che con la propria presenza rende meno spaventosa la paura di cadere.
E piano, piano passa il tempo e abbiamo amato nostr figlio nonostante noi stessi, nonostante la nostra storia e le storie vicine, come realizzazione della sua propria magia, della magia di non averci lasciato soli in questo viaggio.
E d'improvviso ho avuto voglia di muscoli e di forza, di energia e di controllo, di tornare a correre veloce, stringendo il risultato del miracolo della Natura, di questo piccolo così forte e determinato ad essere. E solo allora si entra in ascolto davvero e quel piccolo finalmente ci parla a cuore aperto, senza provocazioni, senza salti mortali per attirare la nostra attenzione. E questo tempo è stato prezioso, e chi lo ha capito, ci ha aiutati ad aspettare.


(un ringraziamento speciale al Dott.Marco Santini, ginecologo)

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