lunedì 4 febbraio 2008

Saudade 3 - a cidade maravilhosa

Tutto ciò che accade in questa città ha un non so che di languido, di malinconico e di catartico. Il quartiere ruba spazio alla collina e a se stesso eppure sopravvive e si agghinda di piccole frivolezze come una ragazza di campagna degli anni ’30 avrebbe fatto con un paio di orecchini di corallo. È frutta per la strada venduta a piccole quantità, è un intrigo di vicoli senza raziocinio e regola che da una parte escono al mare dall’altra si intrecciano in altri milioni di ragnateliche strade e sfociano in quartieri bene puliti lindi e pinti e a naso in su. Quartieri che parlano sottovoce e che odorano di disinfettante, quartieri dai grattacieli che si impongono all’orizzonte disturbando la luna, mentre le case disordinate e irregolari della gente le si strusciano ai raggi come gatti.


Il Pelourinho attende quasi timoroso l’esplodere del venerdì sera. Si affaccia dalla pioggia e dall’oscurità. Solo le piazze, ben illuminate, si danno l’aria di signore per bene. Ma i vicoli intorno, intricati, bui e rumorosi che le circondano come un’orda di marmocchi, ne rivelano l’essenza popolare e faticosamente materna.


Il mare è impetuoso, di una bellezza travolgente.
Il vento satura l’aria di una nebbiolina di piccole, innumerevoli gocce d’acqua salmastra che profumano d’Oceano. Mi allungo sulla sabbia calda e respiro a fondo. Questo posto ti scava nell’anima per farsi spazio e rimanervi per sempre. Salvador in tutta la sua accattivante bellezza, in tutta la sua forza e la sua malizia ti strizza l’occhio e t’abbraccia e non puoi fare a meno di donarle il tuo amore. Ti trascina a passo di danza nelle sue spiagge e nelle sue str ade fino a che i tuoi piedi non siano in grado di muoversi da soli in un ritmo di samba, e allora ti sorride e ti fa solo cenno di seguirla, di non lasciarla.
E nessuno la lascia, a quel punto. Davanti a questo mare ti sembra di riuscire a percepire e a riconoscere la voce di Yemanjà e la sua chioma di schiuma e riflessi d’argento.

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