domenica 6 gennaio 2008

Londra 2

A Londra gli autobus sono belli e comodi. Se non si ha fretta. E tutti hanno fretta, anche i turisti. tutti tranne noi.

Guardo il succedersi di edifici grandi e ricercati indipendentemente dalla loro età storica. Sembrano isolati in mezzo al niente anche se è tutto un formicolio di case e persone e strade affollate. Perché qui lo spazio non manca ed è ben sfruttato.

Si trova cibo da qualsiasi Paese. Ogni cucina prende facilmente campo perché le proposte britanniche sono davvero pochine: un pesce fritto che mi ricorda paurosamente il venerdi alla mensa della scuola elementare con un’insensata salsa di piselli onnipresente; salsicce (buone eh…ma pur sempre salsicce), tortine salate senz’arte né parte e strani budini.

La cosa che più mi ha sconvolto è il concetto di cioccolata calda tradotto in una mezza litrata di latte e nesquick. Terribile.

In cambio c’è la birra che dicono sia buonissima. E a me non piace la birra.
Il vino, anche quello nostrano, ha un sapore insistente di alcool. Non so perché dev’essere qualcosa che ha a che vedere con il clima o simili.

Londra dall’alto sembra un drago d’argento adagiato sui campi verdi e piatti. Forse è per questo che le grondaie e le mensole raffiguranti strani mostri alati sono molto più belle e ben fatte di quelle che pretendono raffigurare i cristiani. Non a caso nello stemma cittadino…

A Londra centro non ci saprei vivere ma le situazioni in cui ci si può trovare sono divertenti: tipo andare a cena in una casa con un inglese, una cubana, due italiani, un brasiliano e una libanese e capirsi tutti in una lingua che tutto è meno che inglese. Come dice John, britannico d.o.c, “eravamo qui: lei con la sua famiglia (tedeschi), lui e la sua famiglia (italiani), lei cubana e parlavano tutti inglese. Bene: tutti capivano... tutti meno che io!”

Londra è una città in cui si può alzarsi dal tavolo in cui si è cenato alle 3 del mattino e finire di digerire il cibo cinese ingurgitato grazie al tè del pomeriggio seguente.

Londra è una città che crea un cammino di angeli enormi e luminescenti che per un momento ti fanno sentire un po’ vicino a Dio e poi addobba la sua via più importante con insensati richiami luminosi al film Disney del momento.

Le luci di Natale a Londra fanno a pugni con i palazzi pieni di pubblicità che sovrastano la notte e i suoi riflessi, di fluorescenze innaturali e violente.

Ma a Londra, all’improvviso, tace la confusione ritmata delle strade e ti si aprono davanti strade, vicoli e piazzette in cui tranquilli venditori ambulanti completano i colori tenui delle villette. A Portobello Road si passeggia tra odori più o meno invitanti, le bancarelle si dibattono senza via d’uscita tra kitsch, banalità, fashion, vintage, creatività e cibo.

C’è un certo senso dell’umorismo, quasi mai corrisposto dalle strade alberate e immobili come quelle di un paesino di campagna.

Il Tamigi è grande e grigio. Ancor più grigio se riflette il cielo. È una massa d’acqua imponente ed elefantiaca nel suo continuo e impercettibile movimento. Al tramonto è commovente nel riverbero delle superfici riflettenti dei palazzi e nell’ostinazione estetico-storica dei mille caminetti da musical anni ’30.

1 commento:

Anonimo ha detto...

leggere l'intero blog, pretty good