domenica 6 gennaio 2008

Londra 1

A Londra centro camminare per strade è un’operazione ad alta difficoltà. Ci sono 4 corsie come in autostrada: 2 per ogni senso di marcia comprese le corsie di sorpasso. C’è una sola zona franca dove la gente rallenta il passo e sono quei 3-4 m circa dall’accesso al binario del metro (in caso che quest’ultimo abbia appena chiuso le porte scorrevoli).

La metropolitana è oltremodo calda. Tutti i luoghi chiusi sono stupidamente caldi almeno quanto stupidamente freddi in Brasile Ma la Metropolitana non è solo calda. È soffocante, confusionaria, rapida nei treni ed intorno.
Vi si affolla un’umanità frettolosa, silenziosa e - nonostante le mille tonalità di colore della pelle - mediamente grigia.
La Metropolitana
è senza veli: non puoi pisciare, vomitare, piangere, ridere se non davanti a tutti. Non esistono bagni né cestini della spazzatura per via degli attentati. I tunnel si costellano di lattine, bicchieri di plastica, sacchetti, cartacce che vengono silenziosamente raccolti da personaggi quasi invisibili che lavorano come talpe tutto il giorno.

Non ci si stupisce che gli inglesi abitino fuori, questo posto sembra spogliare l’individuo di una sua dignità originaria e cambiarla con una nuova dignità lavorativa e culturale. Chi viene da fuori ne è felice. Chi non viene da fuori deve sentirsi soltanto derubato. Dubito esistano londinesi a Londra centro. In periferia ne abbiamo incontrata una anziana e bionda come ci si può immaginare una vecchietta inglese. Ha snocciolato le sue informazione con calma e precisione esattamente come ci si aspetterebbe da una vecchietta inglese. E anche senza balbettare. Se ne potrà dedurre che quel fastidioso balbettio idiomatico di vocali pertiene alla gioventù.

L’inglese qua nella sua capitale mondiale si veste di mille accenti che vanno di pari passo con i vestiti e le pettinature di chi lo parla.

Qua la gente beve poca acqua e molto caffè acquoso.

La periferia è invasa da stoffe luccicanti, cibi speziati e dalla naturale cortesia degli orientali.
Dei ragazzini entrano a bere acqua da un distributore in una banca. Scattano foto e le ragazze si sparano pose da miss, acchittate come fossero uscite da una sfilata di moda degli anni ’80.

Londra è avanti: gli anni ’80 sono già tornati, qui.

Le ragazze d’origine orientale sono belle e si comportano per strada come se essere belle fosse il loro compito e mestiere con un’inquietante consapevolezza.

Qui tutto da il senso del precario: il passo e i vestiti della gente, i caffè, le vetrine. Anche dietro la maggior attenzione ai dettagli, al lusso più ingombrante, alle composizioni più ricercate si nasconde maldestramente la mutabilità.

E questa precarietà da’ lo stesso senso di soffocamento dell’immutabilità italiana. La stessa sensazione di disequilibrio, ma in senso opposto, a quella che si prova nelle nostre strade dove anche i venditori ambulanti sembrano detentori di un compito eterno.

Essere soli o matti qui è più facile. I matti sono meno rumorosi e meno ingombranti. La solitudine non è che un normale accessorio da mezzo pubblico.

1 commento:

Anonimo ha detto...

La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu