
Nell'aria vischiosa della sera arrivò. Arrivò senza far rumore e neppure ebbe bisogno di chiamare ad alta voce. Quando lo vidi era semplicemente fermo sulla soglia, come uno scorcio di silenzio nello schiamazzìo confuso delle voci intorno. Sorrise chiamando a rispondere il mio sorriso. e le mie labbra obbedirono come se il tempo non fosse che un'equazione sbagliata nel calcolo del mondo. Lo pervadeva una strana posatezza, una calma irreale quasi fosse sull'orlo del collasso, contenendo a stento i sobbalzi della sua essenza. Il senso recondito di versi cantilenanti che si odono ripetuti scimmiescamente è quanto di più simile possa esserci allo sguardo intenso che si celava tar le parole di rito. Gli diedi il mio benvenuto. La sua poesia affondò lieve ma inesorabile nella mia gioia più intima. Là si riposò, recuperò la forza spiegata nella continua furente battaglia e poi, apparentemente disinteressandone, iniziò a sondarla, a sentirne la consistenza e l'odore. Non seppi mai cosa ne dedusse. Attutito, il caos lasciò che i suoi passi felpati risuonassero nella mia coscienza. Lo sferragliare della lucente armatura deposta in un canto con cura e gesti sapienti, creò un piccolo legame di armonie sonore. Lui cavalcò quel legame e le onde d'oro che gli ornavano le spalle mi nascosero il volto. Respirai
Nessun commento:
Posta un commento