martedì 21 agosto 2007

Isola D'Elba


Sabbia finissima e un cielo ricamato di stelle. Il mare mi accoglie benevolente fresco e quasi materno. Fragore dolce di onde che cantano gesta antiche di Dei e Marinai e Pescatori per cullarmi nel sonno. Luci di lontano, La luna è tramontata presto lasciando spazio all’oscurità vanesia agghindata di tutto quell’argento sparso, finissima filigrana siderale. La miniera ha un non so che di violento. Tutto intorno la terra è scavata, tagliata, depredata. Il rosso ferro, come antica traccia di sangue sgorgato da ferite profonde e dolorose, arde al sole e nessuna vegetazione gli offre ristoro e tregua. La miniera ha un non so che di violento e vederla morente, distrutta dà un senso di impero caduto, di patetico mostro sconfitto e la sagoma barcollante è ormai solo l’ombra sconnessa della passata grandezza, Intorno, capre godono l’ombra negli anfratti della scogliera. Sbeffeggianti esserini dal lamento tremulo e dalle gambe esili, varcano le soglie dell’equilibrio spingendosi su costoni impervi di rocce scoscese appena spazzolate di erbe dai profumi inebrianti. Sotto, il mare, compensa la poca vegetazione con uno sfoggio carnevalesco di colori Nuoto vicino al fondo e mi sento totalmente a mio agio non fosse per quel dolorino tra petto e polmoni che mi ricorda che devo respirare. Mi sento molto sola, quello sì, e il mare consola. Il mare soltanto e non lo schiamazzo di voci familiari, l’organizzazione perfetta per la comodità in spiaggia o in barca. Vorrei far tacere le voci, bloccare i gesti, far sparire borse frigo e ombrelloni. Ho visto stelle cadenti anche quest’anno e anche quest’ano ho espresso lo stesso desiderio. Ma a San Lorenzo no. Non mi piace la notte di San Lorenzo, mi ricorda una notte non vissuta ma terribile. Quella canzone di De Gregori è molto efficace. A San Lorenzo vedo solo nubi scure, cariche di notte e d’elettricità. Mio babbo sembra molto felice qua. Diventa, a suo piacimento, marinaio e pescatore, muratore e boscaiolo. Mi guarda immergermi con orgoglio, mi fa guidare il gommone, siede con la sua pancetta e gli amici alla sera a bere vino o vodka fruttata. Dorme rumorosamente e si alza presto. Raramente lascia la colline per accondiscendere alla confusione estiva. Credo di assomigliargli più del previsto. Mia mamma ha dolcezze arretrate da sfogare, vorrebbe rivivermi bambina. Ha un modo di fare un po’ ostentato e disagio e nervosismo, non le piace la solitudine della collina. Si adopera in mille attenzioni e fa da mangiare. I vicini, amici, intorno sono dolmen d’infanzia. Mi sembra di scivolare giù, giù in fondo al tempo e rivedere quegli occhi e quei vis. I loro figli sono tutti fuori ed io, baluardo fragile di unione familiare, sono vezzeggiata alla nausea. Mamma vive per le offerte dei supermercati. Compra ciò di cui non ha bisogno purchè sappia d’averlo pagato meno. Oggi, come previsto, è stata una giornataccia triste, malinconica. Neppure il mare oggi…Mi accoglie senza amore, quasi indifferente, come fosse giustamente annoiato della mia insoddisfazione. Mi allontana costringendomi al sole, a riflettere su quanta bellezza abbia intorno. Si è alzato il vento stasera. Mare e vento e in mezzo io coccolata dai miei elementi e da una luna commovente. Mi vesto d’azzurro, azzurro non lo posso quasi più chiamare questo colore che ha perso la sua essenza di bambino…19/05/04

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