martedì 21 agosto 2007

Frank la talpa e il ladro di tesori 20/10/04

(dedicato ai miei amici di capoeira fiorentini)

Frank era una talpa giovane e tendenzialmente esuberante, per quanto una talpa può essere esuberante. Chi glielo avesse dato quel nome del cavolo non ve lo so proprio dire. In ogni caso si chiamava Frank. Frank la talpa non ci vedeva una cippa. Per forza, direte, era una talpa! Infatti. Esattamente per questo non ci vedeva una cippa. Ma sapeva andare al buio, conosceva i suoi luoghi ed era curioso di scoprine sempre di nuovi. Un giorno Frank la talpa si affacciò all’orlo di uno dei suoi tunnel. E senza la terra che lo circondava e lo avvolgeva allora sì che era disperso! Quel territorio alla luce (“luce? Che luce?” Lascia stare Frank…) proprio gli era ignoto ma in effetti di cosa dovremmo essere curiosi se non di ciò che è ignoto? Così Frank, ogni giorno metteva fuori le zampine per guardarsi intorno. Si vabbè, guardarsi…insomma ci siam capiti! Annusava l’aria e cercava di percepire cosa di tanto esaltante ci fosse là fuori da convincere molti più animali rispetto a quanti erano sottoterra, a viverci. C’è da dire che i primi giorni proprio non capiva: insomma, metteva la testa fuori e rischiava di essere colpito in testa da pesanti oggetti che là chiamavano “pale” o “vanghe” (e quelle bestiole malvage lo urlavano senza pudore “aaaaaantoooonioooooooooooo una taaaaaalpaaaaaaaa prendi la vangaaaaaaaaa” “no calma, signora, io mi chiamo Frank” niente! o scappava o le prendeva), se gli andava bene riusciva a passare illeso dalla scoperta di nuovi oggetti ("automobile", "pneumatico", quando era peggio "trattore"), e alcuni degli animali specie i cani non erano affatto ospitali. E neppure beneducati a pensarci bene. Urlavano urlavano, mica sapevano conversare civilmente! Nemmeno si presentavano! Ma più cose Frank scopriva più la sua curiosità cresceva. Sostanzialmente Frank era uno degli ultimi esemplari di intellettuale vero di cui si abbia testimonianza. Un giorno pensò: “che diamine, devo trovarmi una guida in questo mondo sennò non ne esco vivo. In cambio potrò portare su dalle viscere della terra un po’ di quella ferraglia che da queste parti di superficie sembrano apprezzare tanto”. E così, contento della sua idea si mise in cerca di una guida. Tunnel dopo tunnel un giorno sentì una voce forte e chiara sulla sua testa e si fermò ad ascoltare (e poi si lamentano che si dica “talpa” per dire “spia”! Tsze!). “ah! Quanto mi piacerebbe guidarti! Sicuramente ti guiderà chi non ti merita, invece io che son qua con questo mio desiderio così grande non posso!” Frank la talpa pensò di aver trovato l’uomo che faceva al caso suo. Così corse attraverso la sua rete di tunnel finchè non trovò il suo segretissimo tesoro: era una scatola grande più o meno come due scatole da scarpe delle scarpe di un papà (perché vi rendiate conto voi lettori, l’unità di misura di Frank era “come una galleria maggiore”) piena piena di grosse monete di un materiale che Frank aveva imparato a chiamare oro e che pareva allettare molto il popolo della superficie. Prese tra i denti una di quelle grosse monete, tornò al punto dove aveva sentito la sua Guida e emerse. Ora, siccome era cieco come…come una talpa, non si accorse della sorgente del suo grande, grandissimo equivoco: una chevrolet decappottabile azzurra del ’75 con rifiniture cromate. Ed era lei che voleva guidare quel tal poco di buono che oziava all’ombra di un albero. “ehi! Ehi tu! ok, dai, sarai tu a guidarmi per la superficie, va bene se in cambio ti pago con questo?” il poco di buono vide la moneta d’oro, pensò di star sognando e subito riprendendosi abbracciò Frank “ma certamente signora talpa…” “Signore, prego, ma chiamami Frank” “…ehm… ma certamente Frank, non avresti potuto trovar miglior guida! Io so tutto della superficie, conosco ogni singolo angolino e ogni singolo segreto di questo fantastico mondo che adorerai e conoscerai grazie a me. Ora, quella moneta non vale poi tanto, ma poiché mi sei simpatico accetterò il magro compenso” Frank fu molto felice di aver trovato una persona così carina e si preparò alla scoperta del mondo di superficie. In verità la sua guida ogni giorno parlava molto e lo portava in posti che a rank parevano, dagli odori e dalla consistenza, sempre uguali. Ma Frank non conosceva il mondo di superficie e quindi continuava a pensare di essere un ottimo esploratore con la sua guida esperta. E ogni giorno Frank portava al poco di buono una delle sue preziose monete. Quello che era veramente strano è che la sua guida non gli permettesse di parlare con nessuno. Sosteneva che la maggior parte fossero persone cattive e malintenzionate e che fosse assai pericoloso. Frank cominciò a pensare che la superficie fosse davvero un brutto posto e che era stato davvero fortunato a trovare uno dei pochi onesti! Fino a che, un bel giorno, all’appuntamento il poco di buono arrivò più tardi. Frank lo aspettava fuori dalla galleria e ad un certo punto udì una voce diversa “ehi tu! Ciao, come ti chiami?” “Frank! Mi chiamo Frank! Tu chi sei?” “un bambino, mi chiamo Chicco, sei una talpa? Perché stai fuori?” “mmmhh non so se dovrei dirtelo perché magari sei uno dei cattivi, ma sì sono una talpa e sto aspettando la mia guida della superficie. Certo che questa vostra superficie è davvero noiosa, sembra tutta uguale!” il bambino scoppiò a ridere e a Frank piacque la sua risata “tutta uguale? Ma che razza di guida ti sei trovato? Vieni a farti un giro con me!” Frank seguì Chicco, un po’ titubante perché cominciava a pensare di essere stato preso in giro. Sensazione, questa che divenne certezza via, via che Chicco lo scorrazzava per i prati, i ruscelli, i centri commerciali e i cinema. Quando tornarono Frank diede a Chicco una delle sue monete. Il bambino la prese, la rigirò tra le mani e timidamente chiese “ehi Frank, questa moneta non fa per me, non so davvero che farmene, potrei avere un lombrico?” Frank era sconcertato “un lombrico??!?!? Vuoi soltanto un lombrico?!?!?!?” “sì un lombrico, ma non un lombrico qualunque, voglio un lombrico grande almeno così” . Frank il “così” indicato dalle dita di Chicco non lo vide ma immaginò che razza di lombrico volesse e glielo portò. Il bambino ne fu felice e gli disse che sarebbero stati amici per sempre. In quel momento arrivò il poco di buono e vedendo Frank con il Bambino capì che il suo salvadanaio aveva chiuso i battenti. “bella riconoscenza per chi ti ha iniziato al mondo della superficie!” cominciò e disse un sacco di altre frasi simili, cosicché Frank, che pure era arrabbiato con lui per essere stato ingannato, si sentì molto in colpa. Frank d’altronde era buono e non avrebbe mai voluto farsi dei nemici. Cosicché, nel tentativo di dare un’ultima chance al poco di buono gli propose di cambiare il resto delle monete della scatola per una vera gita in superficie. Il poco di buono accettò ben volentieri ma quando Frank tornò con le monete e gliele consegnò sorridendo, il poco di buono prese una di quelle famose pale e gliela diede sulla testa. È ovvio che Frank, preso di sorpresa, svenne e che il poco di buono scappò con tutte le monete. I giorni che seguirono furono molto tristi per Frank, non voleva più uscire, diceva che non gli importava di quell’orrido mondo della superficie e che sarebbe rimasto a far gallerie, dove nessuno poteva fargli del male. C’è anche da dire, però, che Chicco tornava sempre appena possibile sotto l’albero dove lui e Frank si erano incontrati la prima volta e lo chiamava a gran voce, descrivendogli tutto quello che in superficie cambiava di stagione in stagione. Fu così che Frank, piano ,piano si riaffacciò. Questa storia non ha proprio una fine, ma Frank e Chicco stanno ancora a giro esplorando e conoscendo insieme: la talpa e la sua giovane guida. E se li incontrate, per favore, salutateli e fate una carezza alla talpa, cosicché non pensi più che quasi tutti gli animali di superficie sono cattivi e rapaci. Larga la foglia, stretta la via, dite la vostra che ho detto la mia

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