martedì 21 agosto 2007

un anno dopo... (ancora sull'isola d'elba)


Domenica sera, a casa (22.06.2003 ore 20.00) Il ronzio di una vespa accompagna innocuo quello dei miei pensieri. Davanti a questa terra, davanti a questo mare che sento così miei, io con il mio Spirito: non c’è niente che non sia in armonia. Il cielo mi offre sbuffi di bianco, leggere striature, uno spegnersi dell’azzurro nella foschia dell’orizzonte. Assolutamente appropriata la cornice di oleandri. Un colombo appollaiato sul filo della luce come sospeso nel nulla sembra assorto e tranquillo, la Natura stasera mi assomiglia. Mangio con calma e scrivo e osservo. La frutta dolce squartata dalla stretta delicata dei miei denti regala al mio corpo un fresco equilibrio dopo un giorno di arsura. Mille odori mi raggiungono. L’azzurro inciampa nel viola della sera. Una nuvola azzarda un rosa dorato all’orizzonte. Ho un po’ di freddo. La civetta! Fulminea, evidentemente in cerca di cibo, è passata vicina vicina e il suo saluto alla notte ha scurito l’azzurro. Un’ape si è posata sul tavolo, davanti a me…pare che gli esseri viventi selvatici e sospettosi stasera non abbiano paura; che temano il branco, ed io risulti innocua così da sola? O percepiscono tutta la dolcezza che adesso mi pervade? Arrivano le lucciole. Il cielo è coperto e per adesso senza stelle. Si è alzato un po’ di vento. Una cavalletta verde è venuta a trovarmi: ha lunghe antenne e zampe eleganti, e ali leggere e un respiro rapido quasi affannato. Molleggia sulle zampette come mossa da un’impercettibile melodia portata dal vento. Ha alzato le zampe più corte, quelle davanti, e ha disteso le altre, forse a momenti se ne andrà. Lunedi mattina – Nisporto È una giornata instabile. Fa caldo ma il sole sovente scompare. Ho camminato sugli scogli finchè non ho trovato un posto tranquillo:è riparato dal vento e ha un grosso scoglio piatto su cui posso sdraiarmi. Il golfo è molto bello, il mare, quando un raggio di sole sbuca tra le nuvole, ha almeno cinque colori diversi. Intorno le colline, dove la scogliera semidesertica e riarsa dal sole, sfocia nella macchia più verde e profumata. In lontananza s'intuiscono le grida dei bagnanti distrattamente sparse dal vento. Sul fondo del mare, innumerevoli sassi. in principio sembra un fondale arido e privo d’interesse poi l’occhio s’abitua e si scoprono centinaia di colori e sfumature. La condizione di solitudine non mi è mai sembrata tanto auspicabile. C’è odore di macchia e il sussurro delle onde infrante sugli scogli. Mi lascio asciugare al sole, e asciugare le mie cose poi mi sposterò. Intanto sfoglio la corrispondenza ancor viva di Abelardo e di Eloisa. Il tempo è solo un punto di vista attraverso cui rapportarsi al mondo. Vele bianche all’orizzonte…sembra un quadro. Mi arrampico a piedi nudi sulla roccia friabile per cogliere il profumo della macchia. Nisportino Bello, più bello ancora di stamani! Sono scesa in acqua. Ad un tratto la scogliera cola a picco e non si vede il fondo, è tutto blu! e proprio il blu infinito, ciò che solo qualche ora fa mi aveva inquietato, mi è sembrato bellissimo, inimitabile. Sono andata giù finchè il freddo non è diventato insopportabile Mi piace questo mio essere sola in una terra che sento familiare. poesia e autoironia: il pandino 750 del Mannini. Dura fatica a mettersi in moto e bisogna tirare l’aria. È tutta ammaccata e ha tre chiavi: una per la messa in moto, una per lo sportello dalla parte del conducente, una per lo sportello del passeggero e per il bagagliaio. Una strada odorosa e ombreggiata, ripida e piena di curve. Velocità massima 40 km/h seconda, terza nei punti più diritti e meno scoscesi, curva ancora seconda con accelerazione in uscita perché sennò la salita non la fa. A suo modo è ostinata e grintosa. Canto e il rumore del motore mi accompagna. In discesa un po’ di folle risparmio benza e guadagno tratti di semi-silenzio. Guido con in testa un berretto mercedes-benz trovato in casa per combinazione. Rumori: vento e ronzio d’insetti. Il sole è caldo caldo. Mi fermo all’eremo di Santa Caterina d’Alessandria e mi gusto la strada sterrata in salita, incorniciata dal verde che arriva su. Ci si può arrivare solo a piedi; le colline intorno sembrano deserte. Martedi mattina, Cala Seregola. Oggi è l’ultimo giorno. La spiaggia è quasi vuota, il mare è molto agitato, niente escursioni marine. Ho raccolto sassi come una bimbetta. Tira vento e mi lascio cullare dall’infrangersi delle onde sugli scogli. Allo stimolo neurologico di una tipa dalla perpetua voce gracchiante poco più avanti il mio corpo risponde con l’inconscia stretta delle dita della mano destra su un sasso di dimensioni consistenti. Freno gli istinti e mi crogiolo nella sabbia calda. C’è profumo fortissimo di mare e intorno colori sgargianti, quasi sfacciati nonostante la foschia. I sassi qui sono uno spettacolo vorrei metterli in una scatola di vetro: “antologia di Cala Seregola” ma non sarebbe lo stesso, un po’ per la lucentezza di cui l’acqua li riveste, un po’ per la magia di questo posto. queito: se il profumo di macchia e di mare e il vento e il fragore delle onde rendano più belli anche i sassi. Tra poche ore tornerò in città. 25/06/04

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