martedì 21 agosto 2007

in viaggio


Dante, "Inferno" canto XXVI [...] né dolcezza di figlio, né la pieta del vecchio padre, né 'l debito amore lo qual dovea Penelopè far lieta, vincer potero dentro a me l'ardore ch'i' ebbi a divenir del mondo esperto e de li vizi umani e del valore; ma misi me per l'alto mare aperto sol con un legno e con quella compagna picciola da la qual non fui diserto. "O frati", dissi, "che per cento milia perigli siete giunti a l'occidente, a questa tanto picciola vigilia d'i nostri sensi ch'è del rimanente non vogliate negar l'esperïenza, di retro al sol, del mondo sanza gente. Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza". Li miei compagni fec' io sì aguti, con questa orazion picciola, al cammino, che a pena poscia li avrei ritenuti; e volta nostra poppa nel mattino, de' remi facemmo ali al folle volo, sempre acquistando dal lato mancino. come ci mettiamo in viaggio? quando si tratta d’un lungo viaggio, quando si tratta d’un viaggio che non toccherà solo esotici lidi ma i luoghi della memoria e della coscienza andrà a esplorare, quando viaggiare è come crescere, è come attraversare la vita, la giovinezza andando verso la maturità. Ci mettiamo in viaggio con lo spirito carico per compensare un piccolo bagaglio. Chè di vesti e orpelli non avremo bisogno ma come rinunciare ai frivoli dettagli della nostra esperienza? Ma il viaggio t’affatica l’animo con nuove cose e impensate emozioni. Il viaggio guida i tuoi passi tanto implacabilmente che prima o infine anche l’invisibile fardello si fa pesante. E così il viaggio strappa via, lascia, abbandona per la strada tutto ciò che mentre sei in patria ti sembra irrinunciabile, le abitudini alimentari, le piccole cose che ami, alcuni ricordi, alcuni dolori. Li getta via come vestiti bucati, per far posto a nuovi sgargianti tessuti così differenti al tatto, così incredibilmente deliziosi, tessuti comprati per strada o ricevuti in dono(*) da amanti fugaci, da occhi profondi e mani curiose. Ciò che ti rimane, alla fine del viaggio, son solo le radici vere della tua terra, della tua cultura. e si cresce. e ci si indurisce anche. ma non ci si impoverisce. mai. E sempre siam pronti per iniziare un altro viaggio. Anche se vecchi e stanchi. Anche se con il cuore rattoppato e ricucito maldestramente. è che il cambiamento, come il viaggio, a volte ci fa paura, chè pare che ci strappi la nostra essenza. ma non è mai così. strappa solo quello che può strappare, strappa solo ciò che sulla strada si fa pesante, che rallenta il passo e ti spossa sotto il sole. E l’intelletto si getta oltre, oltre il senso comune e la prudenza. Oltre anche la saggezza, per alimentarsi di umanissima e preziosa follia, di ambizione e di grandezza. E così, ancora, mi metterò in viaggio. Con una compagnia picciola ma affezionata, con progetti che già vivono da soli, verso la Terra tanto amata almeno quanto odiata. Quella terra profumata e nauseante, quella terra sensuale e volgare. Una terra che ti accoglie materna e se giri le spalle sta in agguato per approfittare della minima tua incertezza. Sarà forse più viaggio nella coscienza, sarà capire chi son diventata. Già, perché questa persona incosciente e autonoma non la conosco. E pur mi piace. Sarà prendere di petto la paura d’amare e al contempo la paura di perdermi subito, adesso che conto qualcosa per me. Sarà capire se la mano che si stringe soffocante intorno al collo è solo un mio incubo, solo un abbraccio guardato con sospetto, o se davvero non sia quello il modo migliore per abbracciarmi, cingermi, darmi mano e continuare con me la strada. Viaggiatori, viaggianti, pellegrini ed esploratori, adesso, alle soglie del folle volo, auguratemi buon viaggio. (*)ricevere e OFFRIRE: - UN dono - IN dono offrire DA dono è davvero molto brutto, oltre ad essere errato linguisticamente (appuntino per l'ossessionante Tiziano Ferro) 23/07/04

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