mercoledì 22 agosto 2007

9 marzo 2007 - parte II (personale, a ritroso)

Strana serata davvero. Con amici nuovi e vecchissime conoscenze. Come una nordicissima bionda capitata per caso dalle mie parti e il feeling c'è e si vede. Un frullato di ricordi a ritmo di musica, ricordi cullati dalle parole preziose usate a proposito come raramente ormai capita. Un viaggio in due ore passate volando. Immagini a fatica ordinate nella testa e nel cuore. Strano rivivere certe emozioni adesso coperte, attutite da un velo di tempo e di cose successe. Bisogna saper scegliere i tempi, non arrivarci per contrarietà. Lui suona la sua chitarra e accompagna e guida i miei momenti da archiviare. Dieci anni in poche frasi, trent'anni in un paio d'ore di canzoni. Adolescenti si riversano in piazza dalle scale della scuola. Sorridevi e sapevi sorridere, coi tuoi vent'anni portati così, come si porta un maglione sformato su un paio di jeans...Cambieranno il mondo e nel frattempo s'indignano perchè "Dio è morto" non sta nei libri di scuola. La maggior parte di loro non sopporta il trio classico Foscolo, Manzoni, Leopardi. Oggi "Dio è morto" sta nei libri di scuola e il trio classico continua a non essere amato. A me piaceva Foscolo e non sopportavo la birra e la marjuana. Avevo un amore grande appena nato (e il peccato fu creder speciale una storia normale) e un'amica con la motocicletta per pomeriggi passati a mangiare pane e pecorino (rubato al frigorifero dei nonni) e a bere vino in collina. Voglia di un mondo giusto e di un figlio presto. Perchè a vent'anni è tutto ancora intero, perchè a vent'anni è tutto chi lo sa, a vent'anni s'è stupidi davvero: quante balle si ha in testa a quell'età. E in quel tempo i semi della mia coscienza s'adagiavano sulla terra fertile della giovinezza. Poi passano un po' d'anni e gli amori finiscono e ci si sente sempre più soli. E quando sento il peso d'essere sempre solo mi chiudo in casa e scrivo e scrivendo mi consolo. Così ti ho scritto e ci incontrammo tra gli ulivi ma ignorando la luna tu dicevi soltanto vedi cara è difficile spiegare, è difficile capire se non hai capito già. Ma chissà chi davvero era di noi due a non capire. Se la mia esuberanza o la tua paura. Se paura ne hai avuta davvero o se era solo una scusa davanti al mio cuore ingombrante. Poi una mattina d'estate mi trovai a girare per vecchie miniere e nuove arredi di spiaggia. In moto e cantando "l'Avvelenata" (ma tu non l'hai cantata stasera, poeta...) Il mare mi tenne fuori dal tempo come disegnata in un foglio d'argento e non mi accorsi che vedermi o non vedermi tutta nuda era un fatto di clima e non di voglia. Infilata ogni giorno in un paio di scarpe troppo strette non sembravo mai davvero io: ladri e profeti di futuro mi hanno portato via parecchio, il giorno è sempre un po' più oscuro, sarà forse perchè è storia, sarà forse perchè invecchio. Ma sull'autostrada ancora cantavo insieme alla mia amica inseguendo un progetto inventato: nani toglietevi davanti per la mia rabbia enorme mi servono giganti. E tanti degli amici hanno cambiato vita, addirittura arrivano alle mie orecchie leggende metropolitane che mi raccontano pittrice o emigrata in altri lidi. Di fatto non so se ancora desto in loro, se m' incontrano per forza, la curiosità o il timore. E timore ne ho avuto di amare ancora, di vivere davvero, di essere ancora una volta giudicata troppo strana per essere accettata. Ma poi sei arrivato tu. Tutto splendente d'amore e di coraggio, di forza e ostinazione, di dolcezza e passione. E oramai lo sento non ho sofferto invano se mi ami come sono...Proprio tu non c'eri a questo concerto. Ti ho mandato un sms come i bambini, solo per la voglia di averti accanto a me in quella crociera di musica tra le onde della mia vita. Per te, amore mio, che mi hai insegnato cosa sia davvero amare ed essere amata, per te solo, con la mia voce stonata, rubo una canzone intera a Guccini e canto "Vorrei". Vorrei. Vorrei conoscer l'odore del tuo paese, camminare di casa nel tuo giardino, respirare nell'aria sale e maggese, gli aromi della tua salvia e del rosmarino. Vorrei che tutti gli anziani mi salutassero parlando con me del tempo o dei giorni andati, vorrei che gli amici tuoi tutti mi parlassero come se amici fossimo sempre stati. Vorrei incontrare le pietre, le strade, gli usci, i ciuffi di parietaria attaccati ai muri, le strisce delle lumache nei loro gusci, capire tutti gli sguardi dietro agli scuri e lo vorrei perché non sono quando non ci sei e resto solo coi pensieri miei, ed io... Vorrei con te da solo sempre viaggiare, scoprire quello che intorno c'è da scoprire per raccontarti e poi farmi raccontare il senso d'un rabbuiarsi o del tuo gioire; vorrei tornare nei posti dove son stato, spiegarti di quanto tutto sia poi diverso poter farmi da te spiegare cos'è cambiato e quale sapore nuovo abbia l'universo. Vedere di nuovo Istanbul o Barcellona o il mare di una remota spiaggia cubana o un greppe dell'Appennino dove risuona fra gli alberi un'usata e semplice tramontana e lo vorrei perché non sono quando non ci sei e resto solo coi pensieri miei, ed io... Vorrei restare per sempre in un posto solo per ascoltare il suono del tuo parlare e guardare stupito il lancio, la grazia, il volo impliciti dentro al semplice tuo camminare e restare in silenzio al suono della tua voce o parlare, parlare, parlare, parlarmi addosso dimenticando il tempo troppo veloce o nascondere in due sciocchezze che son commosso. Vorrei cantare il canto delle tue mani, giocare con te un eterno gioco proibito che l'oggi restasse oggi senza domani o domani potesse tendere all'infinito e lo vorrei perché non sono quando non ci sei e resto solo coi pensieri miei, ed io...12/03/07

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