
Ti ha disegnato la linea morbida del labbro, quell’ombra di cacao, come un dispetto. “sei sporco di cioccolato” Hai passato inutilmente le dita fin troppo educate, strofinando senza convinzione. Sorrido e scuoto la testa, non distolgo l’attenzione da quell’eroica tentazione. I miei denti chiusi si son fatti stretta gabbia d’avorio. Eppure sarebbe stato facile, come ha fatto la mia fantasia fugace di soppiatto, prenderti il volto tra le mani e baciarti lieve lasciando che la mia lingua assaporasse la delizia del tuo labbro e del cacao scuro. Sarebbe stato facile lasciare che tutto si rilassasse e semplicemente bruciasse intuibile processo chimico e biologico come accade in natura. Sarebbe stato facile far sparire i rumori e le ansie e ogni ostacolo e abbandonarci all’abbraccio, senti re il tuo peso sul mio corpo, il tuo respiro farsi ossigeno per il mio sangue e veder tutta quella dolcezza che ci avvolge diventare coltre e rifugio e completarsi, crescere e brillare. Le onde lambiscono la riva e inaspettatamente si ornano di biancore, di vezzo schiumoso, di fracasso imponente. Ma l’odore del caffè e il chiacchiericcio intorno mi riportano davanti a te, al tuo sguardo esperto, profondo e guizzante di sfida. Ci rivestiamo, ci ricomponiamo ed ora ti guardo nel tuo vestito elegante, nelle mie scarpe da tennis. E tu guardi me soddisfatto della scarsa efficacia dell’azione di pulizia. É malizioso il tono in cui parli ed io faccio finta di niente. “conosci un metodo migliore?” I miei denti chiusi si son fatti stretta gabbia d’avorio. Ho passato il mio dito col tatto energico delle madri. Tutto l’amore rimasto nell’aria s’è fatto sorriso. E siamo usciti mano nella mano. 11/05/05
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