mercoledì 22 agosto 2007

La bambolina scalza

Dicono che sembri una bambola. Tutta chiara di pelle e colorata di celeste. Abita in una strada piena di alberi dalle foglie grandi, alcune delle quali dolcemente rosse. Tutti sanno che non é di lí e che in breve, cosí come é apparsa, se ne andrá via. La guardano con curiositá, alcuni con simpatia -specie i bambini - altri con sospetto, altri ancora con il desiderio di averla, di vedere se sia davevro cosí fragile come quella pelle bianca promette. Ma il dettaglio che nessuno accetta sono i piedi. Quasi sempre scalza si muove distratta dentro casa ed in strada. A volte piú simile ad una india che alla gringa che é. Siede a pomeriggi interi fuori dalla porta nascosta dalla piccola veranda in muratura, scarabocchiando su un quaderno dall'aria antica, pretenziosamente artigianale. La strada le porta rumori e voci, per lo piú di bambini. Le grida di due grosse araras in gabbia, il raro guaito di un cane randagio, le urla delle comari, l'annuncio cadenziato dei venditori, il rombo quasi sempre un po' arrogante delle poche macchine o moto. Ha davvero piedi grossi e grezzi, poco curati e sicuri sul suolo. Davvero stonano col sangallo del vestito, le spalline distrattamente cadute, con i capelli lisci. In cima alla mangueira, un bentiví. Piccolo e quasi sempre silenzioso e accorto. In basso alla mangueira, Daniel accarezza la chitarra. Ha spalle grandi e una maglia di lana fine candida. I bambini ne implorano l'attenzione. Lui non reclama se non timidamente. Ha appoggiato la chitarra per via della pioggia. Sotto la mangueira, la sera, quasi sempre qualcuno suona la chitarra. Oggi Daniel, con quel nome storpiato naturalmente dalla parlata brasiliana che cosí lo rende un po' piú dolce, un po' piú esotico. I piedi sguaiati della bambolina scalza sono sensibili alla chitarra che geme deliziosa. Nudi, percorrono ogni angolo della casa strappandolo alla sporcizia. Si fermano per aspettare che il pavimento asciughi. Odore di caffé e di lavanda. Daniel ha di nuovo smesso di suonare. Si son sorrisi, accennando un saluto di buon pomeriggio. Cucina italiana nel forno e macchie di caffé e di fango sul vestito. Saudade struggente di qualcuno al di lá dell'Oceano. Il collo si inclina seguendo i pensieri. Forse diventa un po' piú elegante, anche...non fosse per quei piedi scalzi. Adesso i pensieri si riposano sui rami della mangueira, vicino al bentiví. Stasera, quando tornerá, Daniel non ci sará. Ci sará il vecchio dai baffi spettinati. Suonerá fino a che non si addormenterá, dolce e malinconico, come tutto in questa terra. Adesso sente la stanchezza del giorno e della voglia di quell'abbraccio soltanto. Immaginando, gli fa spazio sul vecchio sgabello e si appoggia alla parete come se fosse il suo petto. Suona ancora, Daniel, perché i pensieri si districhino dai rami della mangueira e arrivino dalla'altra parte del mondo. Ma la sera é giá tutta azzurra e tra poco sará notte. In attesa del suonatore dai baffi spettinati, la bambolina scalza sorride al bentiví. 17/07/05

2 commenti:

ciccioguzzi ha detto...

perchè ti chiami bambolina scalza? ciao ciccioguzzi

Nina ha detto...

x Ciccioguzzi

speravo si capisse dal racconto...
Nina