mercoledì 22 agosto 2007

Nosso Senhor do Bonfim


Alle cinque e mezzo del mattino, Salvador ha un aspetto cupo e quasi sofferto. In autobus, studenti e lavoratori sonnecchiano. Sembra strano che non ci sia la solita confusione, le chiacchiere fitte, talvolta le mani che battono il tempo di un samba. Piove a dirotto in questa strana giornata in cui accompagno un amico ad una messa, approfittando per spiare la vita vera di una delle Chiese piú nominate del Brasile. Il mio amico ci va per assolvere un voto perché il suo "pedido"(1) é stato esaudito e lui adesso "deve" una messa al Senhor do Bonfim. Salvador arranca, tra la pioggia, sotto il passo strascicato dell'autobus. Fino a che la chiesa ci appare, dominando il suburbio, stranamente bianca e dorata in mezzo a tutto quel grigio. Dentro strabocca di ori e intonaci celesti, barocco inconfondibile, dai grandi lucernari pendenti. Fuori, donne offrono, nella stessa cassettina, rosari e "patuá"(2), medagliette coi santi e "fitinhas do bonfim"(3). Uno strano sapore di paganesimo in questa irreprensibile funzione cattolica. Sono quasi tutti vestiti di bianco, le donne adornano le panche di legno coi loro pizzi, i loro sangallo, le loro trine candide, quasi sempre in contrasto con la pelle piú o meno scura. Gli uomini vestono camice e pantaloni eleganti. Alcuni i mocassini. Negli atri laterali della chiesa, mendicanti accettano il pane offerto da un'opulenta e altzzosa signora, che si guarda intorno per accettarsi che la sua buona azione venga registrata da piú persone possibile. Il vento invade la navata dai portoni lasciati aperti e si scorge il suburbio con le sue baracche e la sua dignitosa povertá. Chi suona l'organo propone i canti con l'entusiasmo di un dj da discoteca il sabato dopo mezzanotte. Tutti cantano un portoghese inusuale che é quasi sempre costretto a perdere la dolcezza della cadenza baiana per uniformarsi al modo portoghese piú "corretto" e ufficiale. Qualcuno prega per conto suo, incurante della messa. Ai bracci del crocifisso, incastonato d'oro e preziosi, pendono le bandiere del Brasile e dello Stato di Bahia. Ogni dettaglio é un intero dipinto che chiama la mia attenzione. Un vecchio negro dalla barba bianca stringe mani e sorride, con quella mezza luna piena di intoppi ma brillante che la sua bocca tarccia sul viso scuro. Il vezzo piú comune é la tela di cotone bianca a raccogliere i capelli delle donne, nei suoi ricami e nel suo prezioso traforo. Una donna fiera avanza verso l'altare, nell'ora della comunione con un vistoso scollo ad evidenziare un seno proseproso e duro, proprio mentre il padre richiama all'ordine morale del vestiario. Ma lei ha la faccia contrita e seria e tutto pensa fuorché di offendere Dio. Me ne esco in silenzio, forse un po' invidiosa della devozione istintiva e confusionaria di questo popolo. Ovviamente mi orno di tutti glki orpelli possibili: medagglietta "scapolare"(4), patuá di Yemanjá, secondo il consiglio della sorridente mulatta che me l'ha venduto, e inevitabile fitinha al polso. Tre nodi, tre desideri. il mio pedido al Senhor do Bonfim.


(1) preghiera, richiesta

(2) amuleti

(3) laccettini che "portano fortuna". si allacciano al polso chiudendoli con tre nodi. un desiderio per ogni nodo. pare che quando e se si strappino i desideri si realizzino, se si sciolgono invece é indice o di cattiva sorte o di cattiva energia che circonda il soggetto intressato. In ogni caso pare vadano gettati in acqua corrente

(4) é un filo di cotone chiuso a collana con due medagliette, una a ciascuno dei due poli, raffiguranti per l'appunto, il Senhor do Bonfim e la Vergine. In terribile pLastica trasparente. 08/07/05

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