mercoledì 22 agosto 2007

San Galgano

Il tramonto ha fatto il deserto più deserto. Con il suo colore rossastro sembrava amplificare il suono lontano delle campane, quasi a raggiungere la cattedrale muta.
Imponente nella sua decadenza e quasi fiera di mostrare la decorazione azzurro cielo delle proprie volte, non da' confidenza agli avventori.
I paesini intorno, arroccati sui colli, la guardano ancora timorosi, memori della grandiosa potenza economica che fu, così poco attinente al santo patrono.
Siamo saliti per il piccolo sentiero.
L'eremo ci accoglie umile e splendente. Davanti all'altare la spada di San Galgano, conficcata nella roccia per divenire croce a cui rivolgere le proprie preghiere.
Bello questo simbolo, dello strumento di guerra per eccellenza che diviene, per opera e volontà dell'uomo, effige di pace e redenzione spirituale.
Quale simbolo migliore per augurarsi, oggi, che qualcosa nel mondo possa cambiare?
"Forse dovremmo accendere una candela"
decine di candele, apparentemente isolate e senza vita, cadono rumorosamente in terra quasi a sollecitare il gesto.
Ne accendiamo due.
Nella cappella adiacente il pittore senese aveva dipinto la paura umanissima di Maria al presentarsi dell'angelo.
La sinopia, rossa come se il tramonto fosse entrato a colorarla attraverso la roccia antica, mostra una giovane terrorizzata che, all'apparir dell'angelo, si nasconde per istinto dietro una colonna.
Ecco la serva del Signore, in tutta la sua meravigliosa fragilità umana.
Penso che al genio Lorenzetti quella sinopia la fecero modificare. Perchè Maria non poteva permettersi la paura. Se la madre di Cristo ha avuto paura tutti possono averne. E la paura porta riflessione, cammino spirituale personale e sentimento...e amore.
La Chiesa medievale aveva bisogno invece di abnegazione e stupido coraggio. E paura semmai solo della punizione.
Racconto, rispolverando i miei passati studi da storica dell'arte.
Uscendo, le figure dei nuovi cavalieri si stagliano davanti alla spada del loro antenato, illuminate dalla piccola porta nelle loro complesse armature, l'elmo infilato al braccio e il destriero ancora con il serbatoio caldo per le molte curve ad attenderli fuori.
Scendiamo.
Una serpe attraversa rapida il sentiero davanti a noi.
Vino e formaggi per rimettersi in viaggio.

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