mercoledì 22 agosto 2007

baci rubati

Un’abbraccio distratto, in un silenzio carico di tensione. La mia testa si è abbandonata, reclinata sulla tua spalla. Ho sentito il tuo odore, il contatto tenue con la tua pelle e ne ho respirato profondamente – preziosa, evanescente sensazione di intimità. Tu stringesti l’abbraccio. Adesso, nell’intreccio statico dei corpi si avvertiva un po’ d’attesa, una leggera impazienza adombrata dalla paura delicata di sgualcire il Momento. I poeti attendevano tutti, gli amanti antichi di nobile intelletto sospirarono – memori forse di quello stesso batticuore che ora risuonava tra noi. Il tramonto infuocato arse i colli smeraldo, la fontana di pietra continuando nella sua gorgogliante cantilena sen’alti né bassi, ti posai un bacio sul viso, lieve come il fresco della sera. Respirasti profondamente, quasi affaticato e volgesti gli occhi nei miei. Mai mi sentii tanto piccola, fragile. Spengesti il mio sorriso inusualmente timido con un bacio leggero. Tornando a casa avevo il cuore in festa. Mordevo le labbra per non sprecare il tuo sapore, per non lasciarlo svanire. Le storie e i versi risuonavano in me, raccontavano, accavallando le voci in un intreccio di passioni, di mille altri baci clandestini, rubati. Le gote arrossate e il passo svelto, quel sorriso ostinato e impudente che rischiara la smorfia che vuol trattenerlo…così danzai tra le ombre della sera. E quando ti rividi – ahi, mio dio! – eri così bello nella tua freschezza, venendomi incontro tranquillo e sereno! Passammo una mattina da viaggiatori, scoprendo angoli nascosti dell’animo e dei corpi. Non so quante volte con le dita percorsi il tuo profilo, la linea delle tue labbra, quante volte le ho invece perse tra l’oro dei tuoi capelli. L’olio profumato guidò le mie mani sulle tue spalle ampie, lungo la schiena. Ogni gesto fu lieve e dolce seppur ardente. Che sapore aveva la tua bocca ancora adesso ricordo. Ancora adesso che, sveglia, lascio scivolar via i profumi del sogno. 18/01/05

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