mercoledì 22 agosto 2007

Don Giovanni Dei Vulcani

Negli occhi l’ombra ancestrale del vulcano natio, nonostante il colore del mare. Piccoli passi - più che cauti, sapienti - forgiati tra la lava incandescente come le armi immortali . sicuri e leggeri, padroni del suolo. L’odore intenso della ginestra e della banchina e le spalle ampie pavoneggiandosi con noncuranza, come non stessero lì né in quel momento né mai. L’ennesimo ballo, l’ennesima mano appoggiata lieve sull’avambraccio, l’ennesima cortesia che profuma di malizia. Conosco il suo gioco e mi diverte. Ritorno per un attimo a ricostruire innocente candore per poter cadere nel suo goloso inganno. E gliene offro la guida, tranquilla e impaziente di mordere il momento senza nessuna preoccupazione per il passato, per il presente, per il futuro. Sei il principe dell’attimo. E dell’eleganza naturale, com’è quella dei felini e delle orchidee. Di quell’attimo, respirerei. 02/05/05

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